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IL TEMPIO CIMMERO Il lago d'Averno si è formato all'interno di una profonda depressione generata dal crollo della volta della camera magmatica di un antico vulcano esploso circa 4280 anni or sono. Ai primi esploratori che si avventurarono in quel misterioso e sconosciuto territorio, quello specchio d'acqua e i fianchi circostanti dovettero suscitare grande impressione ed evocare storie ultraterrene. Infatti esso, posto all'interno di un'area chiusa e profonda, presentava copiose esalazioni di gas provenienti sia dalla distesa lacuale sia dalle superfici intorno. Emissioni che si addensavano e permanevano sul fondo dell'avvallamento in quanto la folta vegetazione non favoriva la ventilazione. Un fitto bosco ricopriva le pendici e addentrarsi incuteva timore per l'oscurità dovuta alla difficoltà per la luce di penetrare il folto fogliame e all'odore intenso delle fumarole e delle manifestazioni mofetiche sprigionate dal vulcano, si sommava l'impenetrabile groviglio naturale di rami spezzati e arbusti che rendevano l'ambiente ancora più tenebroso e inquietante. La sconvolgente scoperta inevitabilmente fu trasmessa oralmente in tutti i lidi toccati dagli antichi navigatori, presumibilmente minoici, e pertanto la fama dell'enigmatico luogo si diffuse rapidamente incontrando la curiosità di molti. La narrazione naturalmente suscitava paura fra le persone semplici, ma presumibilmente destò l'attenzione di coloro che, con l'ignoto mondo del sovrannaturale, avevano confidenza e questi pertanto non indugiarono ad approfondire. La presenza di una grotta ovvero di una profonda spaccatura nella roccia, possibile in un contesto che aveva subito violenti sconvolgimenti di origine vulcanica, per giunta posta in prossimità di due sorgenti di acqua calda dal forte odore e dal sapore metallico sicuramente fu ritenuto, dai suddetti, inequivocabilmente correlato agli inferi e per tale ragione consacrarono il luogo alle relative divinità. Infatti la spelonca divenne sede del più famoso tempio necromantico dell'antichità i cui sacerdoti, previe offerte sacrificali, sono stati consultati da individui provenienti da tutto il mondo conosciuto dispensando responsi su ogni sorta di quesito. Fama che ha ispirato storici, poeti e letterati che in quel luogo hanno trovato stimoli e spunti per le loro opere, invero tale situazione, fu l'ideale scenario dei mitici eventi narrati nella Gigantomachia. Compatibilmente con la "geografia mobile" dell'Odissea, Omero ci narra che «Là c'è il popolo e la città dei Cimmeri, avvolti di nuvole e nebbie; il Sole fulgente non l'illumina mai coi suoi raggi né quando sale verso il cielo stellato né quando dal cielo ridiscende verso la terra: una cupa notte incombe su quella gente... », (Libro XI) e che Ovidio nelle "Metamorfosi" (libro XI, 592) sostiene abitassero vicino a una spelonca, sede del dio Sonno «Est prope Cimmerios longo spelunca recessu, / mons cavus, ignavi domus et penetralia Somni... ». Come ricorda Virgilio era considerato il solenne ingresso al temuto mondo dell'oltretomba, raccontando la leggenda della discesa di Enea negli inferi, accompagnato dalla Sibilla Cumana, per incontrare il padre Anchise. Così come, in quei luoghi ancora Omero, colloca l'accesso al regno dei Morti, riportando le indicazioni che Circe riferisce a Odisseo «Non appena avrai attraversato il mare», dopo un giorno di navigazione, « scorgerai i bassi lidi e, denso di alti pioppi e improduttivi salici, il Bosco di Proserpina: a quella spiaggia battuta dal mare profondo, àncora la nave ed entra nei domini di Plutone. Lì si alza una rupe presso la quale due fiumi si mescolano rumoreggiando e, uniti, si gettano nell'Acheronte: il Cocito, ramo dello Stige, e il Piriflegetonte... » (Odissea, Libro X). Il mitico eroe consigliato dalla maga Circe, si fermò sulla soglia dell'Ade dove, sacrificati gli animali indicati dalla sua suggeritrice incontrò tra gli altri, l'ombra di Tiresia, l'indovino tebano che gli rivelò il suo destino. Ciò testimonia quanto la notorietà del lago d'Averno fosse antica e permeata di mistero, perché la composizione orale dell'Odissea risale all'XI sec. a.C. e in forma scritta all'VIII sec. a.C. Su quanto appena affermato, giova fare dei chiarimenti, in particolare per quanto riguarda i Cimmeri, antico e misterioso popolo, la cui fama è dovuta alla narrazione mitologica, appunto l'Odissea, e alle fonti storiche quali Eforo, Erodoto, Strabone, Plinio il Vecchio e Cicerone che al riguardo riportano dati frammentari con alcune differenze. Eforo (Cuma eolica, 400 a.C. - 330 a.C. circa), storico greco, nei suoi scritti situava un insediamento cimmero sul lago d'Averno, descritto come località malsana a causa dei miasmi provenienti dalle acque calde e torbide dello specchio d'acqua, a sua volta cinto da alte e ripide pendici coperte da una fitta selva, fatta eccezione per il tratto in cui era collocato l'ingresso. Riferendosi alle dette indicazioni, Strabone (Amasya, Turchia 63 a.C. - 23 d.C.) geografo e storico, nel parlare del libro XI dell'Odissea collega la "Nékyia omerica" a quel luogo, intendendo lo stesso come preposto per le pratiche rituali mediante le quali si evocavano i morti al fine di chiedere un responso. Plinio il Vecchio riferisce della presenza di una comunità cimmera ubicata tra i laghi Averno e Lucrino e ancora Strabone specifica che essi abitavano le stesse cavità, realizzate per l'estrazione dei minerali che erano collegate tra loro, e che da esse uscivano solo di notte. Inoltre, l'antico storico segnala la presenza di un tempio, anch'esso sotterraneo, dove i Cimmeri accoglievano chi intendeva consultare l'oracolo dei morti, e sacerdoti depositari degli antichi culti di origine divina provvedevano a dispensare responsi. L'attività oracolare prevedeva delle offerte, la qual misura era stabilita dal reggente della comunità, che consentiva il sostentamento della stessa, così come l'utilizzo a uso alimentare dei resti degli animali offerti in sacrificio. In questo stato di cose, emerge la figura della Sibilla Cimmeria, così come riportano fonti letterarie (Nevio e Servio Mario Onorato) che profetizzava tra Cuma e Baia, dalla quale deriva la Sibilla Cumana secondo un percorso teso ad analizzare il termine "cimmeria" accostandolo a quello di origine greca Kymmeria da cui Kyme nome greco dell'antica città di Cuma, argomentazione che ha appassionato numerosi studiosi. È quindi assodata la presenza del tempio cimmero presso il lago d'Averno posto in una cavità, ma del quale si sono perse le tracce da circa duemila anni. Argomento approfondito nella pubblicazione dal titolo "Il mistero del tempio cimmero. Le acque flegree, il termalismo, l'Averno, la Sibilla Cumana e il c.d. tempio di Apollo immaginato" in cui si è cercato di fare chiarezza sul tema, avanzando delle ipotesi che indicano l'ubicazione del detto tempio e svelano aspetti ignoti sulla figura della Sibilla Cumana.
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